giovedì 20 ottobre 2016

Recensione: La verità sul caso Harry Quebert

Salve a tutti lettori!

Purtroppo, come sempre, sono sparita dal blog e non sono riuscita a mantenere fede alla promessa di essere più presente e di rimodernare il blog con la mia socia. In realtà è stata anche quest’ultima cosa a tenermi lontana dal blog… (il rimodernare, non la socia). Alla fine ho deciso! Certo, la grafica è importante ma lo sono di più i contenuti ed è proprio su questo che voglio lavorare, tralasciando per il momento la “copertina”. Spero non me ne vogliate e che continuerete a leggerci. A proposito di leggere, in questi mesi estivi sono riuscita, più o meno, a mantenere la mia media di libri letti e ce n’è uno in particolare di cui voglio parlarvi.

Io mal tollero quelle persone che voglio parlare male a tutti i costi di un libro, film, serie Tv e quant’altro, che in quel periodo sta andando in voga. Quelle persone che si ostinano ad andare controcorrente per dimostrare di essere, non so, trasgressivi? Questa volta però, anche io dovrò fare la voce fuori dal coro, non linciatemi!

Il libro in questione è “La verità sul caso Harry Quebert” di Joel Dicker. Siccome mi è stato prestato da una mia amica non ho potuto sottolineare cosa, secondo me, non va in questo libro (non l’avrei fatto comunque, povero libro!), così mi sono scritta di volta in volta, a man mano che li trovavo, i punti che mi hanno fatto storcere il naso. Prima, però, un po’ di dati:

Risultati immagini per la verità sul caso harry quebert  Titolo: La verità sul caso Harry Quebert
  Autore: Joel Dicker
  Editore: Bompiani
  Prezzo: 9,90 €
 Trama: Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent'anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.


Recensione:


Iniziamo col dire i pregi di questo romanzo, che per me si sono rivelati essere pochi, ma che comunque ho trovato. Lo stile di scrittura di Dicker è molto scorrevole e coinvolgente e la trama è accattivante, fine. Veniamo ora alle note dolenti che elencherò per mia semplicità:

-         I personaggi: gli ho trovati odiosi e stereotipati. I due che ho odiato di più sono anche i due protagonisti: Harry, l’imputato, e Marcus, il narratore. Il primo è una frana. I 31 consigli che dà a Marcus sono completamente inutili! Alcuni sono carini ma la maggior parte sembrano essere presi dai baci perugina! La cosa che mi ha dato più fastidio, però, è l’Harry 34enne, che non si comporta affatto come un 34enne, bensì come un 15enne. Harry e Nola non si dicono granché di profondo (si ripetono solo continuamente “ti amo da morire”, “ti amerò per sempre” che può andare bene per Nola ma Harry, che si presume essere uno scrittore, potrebbe fare molto meglio! Insomma, sembrano le dediche che ci facevamo io e le mie amiche sul diario “ Io & te amiche per SEO* “ )
-         La storia d’amore tra Nola e Harry. Non è sviluppata molto bene, sembra un po’ campata in aria, un colpo di fulmine, che può andare bene se è fra due teenager ma non se è tra un uomo di 34 anni e una ragazzina di 15! Perché un uomo fatto e finito dovrebbe perdere la testa per una sbarbatella? Posso anche accettarlo ma deve essere ben giustificato, approfondito. Se così fosse stato, allora il lettore si sarebbe potuto affezionare di più ai personaggi, patteggiare per Harry o, almeno, comprenderlo.
-         Un’altra cosa che mi ha dato fastidio sono stati i flashback dentro i flashback che hanno reso un po’ più faticosa la lettura.
-         Marcus. Perché fa tutto lui? È Marcus che si mette a indagare, perché non lo fa la polizia? Il sergente Gahalowood (l’unico personaggio che ho apprezzato nonostante fosse un po’ stereotipato) non fa che ripetere che Marcus è una persona eccezionale, che senza di lui il caso sarebbe stato archiviato, che è grazie a lui se le indagini continuano, ecc. Marcus, però, si limita a fare domande in giro, cosa che potrebbe fare benissimo anche la polizia e che, invece, a quanto pare, non fa. Perché? Dovrebbero avere a disposizione più strumenti di Marcus! Solo verso la fine la cosa si riprende un po’. (Questo punto si dovrebbe intitolare “La polizia”, ripensandoci, ma sono pigra quindi lo lascerò così.. Sulla polizia, però, ritornerò dopo).
-         In alcuni punti non capivo perché Marcus e Gahalowood non andassero ad approfondire gli elementi poco chiari, l’ho trovato così frustrante! Scoprono che in Alabama è successo qualcosa di misterioso e che può essere importante.
      Marcus: “dobbiamo scoprire cosa”
      Gahalowood: “ok”
            E poi non lo fanno! Perché? O meglio, lo fanno ma alla fine! Non dovrebbero farlo subito?
           A CSI, NCIS, Criminal Minds è così che funziona! Scopri qualcosa di sospetto, lo vai ad  
           approfondire.
-         I sospettati cambiano troppe volte, nelle ultime pagine addirittura da una pagina all’altra. Mi              
      ha fatto innervosire.
-         La fine. Qui attenzione perché farò un mega giga spoiler, svelerò il colpevole, quindi se non avete letto il libro e avete intenzione di farlo, smettete di leggere questo punto e andate alla fine. INIZIO SPOILER: avevo annusato chi erano i colpevoli, anzi ho indovinato quasi l’intera dinamica dei fatti, verso metà del libro, quando arrestano Pratt e si scopre che ha taciuto su parecchie cose. Così mi sono detta “Vuoi vedere che è il colpevole insieme a Travis?” visto che Travis è stato il primo ad andare sul luogo. “Entrambi possono possedere esattamente le armi del delitto: la pistola e l’oggetto contundente, ovvero il manganello" anche perché c’è quell’episodio in cui Travis massacra di botte Luther con il manganello che mi ha fatto accendere un campanello di allarme. Inoltre hanno anche il movente! Travis può averlo fatto per Jenny e Pratt per proteggere il suo segreto. Poi, però, ho pensato “ Nah, impossibile. Un esame della balistica avrebbe evidenziato che la pallottola che ha uccido la signora YYYY (non mi ricordo più come si chiama, scusate!) è quella di una Colt 38, ovvero quella di ordinanza. La polizia si sarebbe dovuta far venire dei dubbi, soprattutto dopo l’arresto di Pratt.”. Invece no! A quanto pare io, dopo anni di polizieschi vari, sono più sveglia della polizia di questo romanzo. FINE SPOILER.

Va bene, ho finito di dire la mia. Spero di non essere risultata troppo aggressiva (perché quando si scrive non si sa mai) e di non aver ferito i sentimenti di nessuno (forse di Dicker che mi starà sicuramente leggendo, scusa J!). Non mi sento di bocciare completamente questo libro e posso capire perché sia piaciuto così tanto a così tante persone ma sinceramente io ho fatto fatica a terminarlo e mi ha anche innervosita molto. Fatemi sapere che cosa ne pensate voi, se l’avete letto, se non siete d’accordo con me e perché, sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate voi (potete anche lasciarmi il link della vostra recensione, se vi va).

             

Alla prossima, un abbraccio

Aranel Laston


* amiche per SEO: amiche per sempre e oltre… ehm sì, non giudicatemi.


lunedì 22 agosto 2016

Flash post!

Hi Guys!
Vi sono mancata? Probabilmente no ma stasera sento la pressante esigenza di confidami con voi.
Questa estate sta passando molto velocemente quindi sarò sicuramente costretta a rinunciare all'idea di fare tutto ciò che avevo programmato di fare,purtroppo. Mi ero ripromessa di leggere un libro in inglese per migliorare la mia conoscenza della lingua, ma purtroppo non sono riuscita a finirlo. Tuttavia, ho di recente iniziato a parlare con un ragazzo del Texas che mi sta aiutando davvero molto.
Mi sono poi finalmente decisa ad iniziare una serie tv in inglese senza alcun sottotitolo e.. beh non ci capisco ancora niente!
 Confido nel fatto che prima o poi riuscirò nell'impresa :)
A proposito di serie tv, ne ho iniziate davvero tante in questo periodo, fra queste c'è Containment,che parla dello scoppio di un'improvvisa epidemia ad Atlanta. E' una serie autoconclusiva di 13 episodi che però non mi dispiace affatto.
Parlando di libri invece, continuo ad esserne ossessionata e a comprarne uno ogni volta che esco, ma purtroppo ancora non riesco a leggere velocemente come facevo un tempo, anche se vorrei.
Ultimamente sto leggendo "La meccanica del cuore" (che ho praticamente finito) ed ho da poco iniziato "Harry Potter e la pietra filosofale": entrambi i libri sono molto carini e stanno superando le mie aspettative!
Nel mio ultimo post vi ho raccontato un po' della mia ansia pre-esame, ora quell'ansia mi sembra niente in confronto alle preoccupazioni che ho riguardo all'università. La paura di aver scelto una facoltà sbagliata, di non riuscire più a studiare.. I dubbi sono tanti e il tempo stringe!



Spero che avrò il tempo di leggere tutti i libri che ho ordinato e che muoio dalla voglia di avere qui con me. Le mie prossime letture saranno sicuramente Four (che ho rimandato per davvero troppo tempo), il Grande Gatsby, e forse L'accademia dei vampiri!
Voi li avete letti? 
Quali sono state le vostre ultime letture?
Tornerò presto con una nuova recensione sulla meccanica del cuore!

Baci,

Alexisnowdrop.

sabato 30 luglio 2016

Crash - Contatto fisico

Salve a tutti!

Oggi fa caldo e non ho voglia di fare niente, come un po' di tempo a questa parte... Ieri sera, però, ho visto un film molto bello che consiglio di vedere a tutti! Soprattutto di questi tempi pazzi dove, quando accendi la TV, senti notizie come: "attacchi terroristici", "Trump è in vantaggio rispetto alla Clinton", "un altro poliziotto americano ha sparato e ucciso un ragazzo nero inerme"... 

Questo film, infatti, è incentrato sul razzismo ed è un pugno nello stomaco, bellissimo. 


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Regista: Paul Haggis 


Attori: Sandra Bullock, Don Cheadle, Matt Dillon, Brendan Fraser

Anno di uscita: 2004

Trama: Un procuratore distrettuale e la moglie, coppia bianca e benestante, una sera, subiscono il furto della loro macchina da parte di due ragazzi neri; successivamente entrano in un periodo di crisi della loro relazione. Un persiano proprietario di un negozio aperto 24 ore su 24 si arrabbia pesantemente con un fabbro ispanico pensando (erroneamente) che questi lo voglia imbrogliare. Un detective della polizia nero si mostra poco interessato alle continue richieste della madre drogata di cercare il fratello, che vive sulla strada e rischia l'ergastolo per vari atti illegali compiuti. Il regista nero di un canale televisivo e sua moglie anch'essa nera, incontrano, una notte, due poliziotti bianchi. Tutto questo accade due giorni prima di un triste evento svelato sia all'inizio che alla fine del film, creando un susseguirsi di vicende che si "scontrano" tra loro. ( fonte wikipedia)

Questa volta la trama che c'è su Wikipedia è perfetta perché non svela assolutamente niente del film.

                                                                       (il cast)

La frase di apertura contiene un po' il significato di tutta la pellicola:

« In una città vera si cammina. Sfiori gli altri passanti, sbatti contro la gente... Qui a Los Angeles non c'è contatto fisico con nessuno: stiamo tutti dietro vetro e metallo. Il contatto ci manca talmente che ci schiantiamo contro gli altri solo per sentirne la presenza. »

Seguiamo le vicende di vari personaggi destinati a scontrarsi e che hanno, quasi tutti, dei forti pregiudizi razziali ma il film non ti permette di fermarti solo a questo. 

Rick e Jean Cabot vengono fermati da due ragazzi neri che li puntano una pistola contro e li rubano la macchina.  

"Ed è stata colpa mia, perché io l'avevo previsto. Però se una donna bianca vede avvicinarsi due neri e cambia strada per evitarli, è una razzista, va bene? Benché avessi paura io non ho detto niente e di lì a dieci secondi mi hanno puntato una pistola. Adesso ti dico che il tuo amico lì venderà la nostra chiave a qualche compare e voglio vedere se questa volta ti comporti come se non te ne fregasse un cazzo." (Jean) 

In questo modo, Jean, palesa i suoi pregiudizi, anche perché "il tuo amico lì" è un ispanico che lei crede essere un malvivente. E' una donna da condannare? 

Il poliziotto John Ryan sembra, poi, essere il razzista peggiore di tutti, soprattutto quando si mette a molestare una coppia di colore che sta tornando a casa, tant'è che il giovante agente Tom Hansen decide di cambiare partner. 

Anthony, invece, non riesce a tollerare i bianchi che, a suo parere, odiano tutti i neri. Insieme al suo amico Peter, se ne va in giro a derubare le persone e a fare sproloqui su come tutto nella città, sia costruito in funzione anti-afroamericani, compresi gli autobus! Mentre Peter non può fare a meno di deriderlo.

I punti di vista non finiscono qui, ce ne sono ancora molti altri, appartenenti a etnie diverse, ma riportarli tutti sarebbe un'impresa per me. 

La cosa che più colpisce di questo film è il forte razzismo, più o meno latente, che appartiene, volenti o nolenti, a tutti. Possiamo davvero condannare Jean senza sentirci ipocriti? Il razzista è per forza un uomo cattivo? 

Spesso, lo xenofobo viene immaginato come un uomo delle caverne, cattivo, senza cervello ma non sempre è così, anzi, spesso è esattamente il contrario. Il razzismo si annida anche nelle menti degli uomini più istruiti, del buon padre di famiglia o del figlio premuroso.

Ed è così che il giovane Hansen, che sembra essere un angelo, dà ascolto alla sua parte più oscura che gli sussurra di non fidarsi di quello straniero, perché è risaputo di cosa sono capaci di fare.

Ed è così che Jhon Ryan, da bastardo razzista, si trasforma in un eroe.

Ed è così che Jean Cabot scopre l'ipocrisia che sta alla base della sua vita:  "Io mi sveglio così tutte le mattine. Sono incazzata continuamente e non ho idea del perché."

Il film non è mai noioso, anzi, la tensione cresce continuamente in ogni scena, sappiamo che sta per succede qualcosa di brutto e questo ci fa stringere un forte nodo alla gola. 

A volte si tirano dei profondi respiri di sollievo, altre volte, purtroppo no. 

Non esistono buoni o cattivi, tutti hanno una parte buona e una parte cattiva e quello che ci rende quello che siamo sono le scelte che decidiamo di fare. 

La cosa più sorprendente, infine, è il fatto che tutti i protagonisti sono americani e sembra quasi non se ne rendano conto e accusano gli altri di non esserlo! (questa frase forse è un po' criptica ma se deciderete di guardare il film, cosa che spero vivamente, allora vi sarà più chiara).

«Quando ti muovi alla velocità della vita... scontrarsi è inevitabile.»




 Spero di non essere risultata troppo pesante e di aver spiegato abbastanza chiaramente il mio punto di vista. Se deciderete di guardare il film sarò molto felice e mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate. Buon fine settimana!

Aranel